martedì 3 aprile 2007

NAVIGARE, NUOTARE, NAUFRAGARE

Capita, a volte, di tirar tardi saltando da un sito all'altro, da un blog a una home, da un tiratardi a un tanto-domanimi-sveglio-quando-mi-pare, e che storie che becco certe sere. E che blog.
C'è chi tiene un diario, chi racconta al mondo le sue sfighe, facendo leva sulla propria sensibilità e sventura amoroso-scolastica-familiare sperando che qualche ragazzetta ci caschi, andando a consolare il povero bimbetto scolare. Niente di male, un po' patetico, un po' tanto patetico, ma niente di male, anzi.
Mi ricordo che una volta, all'università, ho scritto una poesia ad una ragazza di cui ero, se non innamorato, diciamo infatuato. Eravamo tutti e due iscritti alla facoltà di lettere e tra un Pascoli e un D'Annunzio, volevo anche io provare a sentirmi un Leopardi, tanto che lei si chiamava Silvia, e proprio "A Silvia" era il titolo della poesia che scrissi. Decisamente meno malinconica e sublime rispetto al capolavoro del gobbetto marchigiano e decisamente meno in generale.
Volevo buttarla lì, succeda quel che deve succedere.
Lei la lesse, sorrise, "carina" commentò "certo, potevi fare meglio..." sminuendo il lavoro su cui mi ero rotto la testa con un sorriso disarmante.
Inutile dire che non sono uscito neanche una volta con la mia bella collega di studi. Tra l'altro abbiamo preso strade diverse, io ho mollato l'università, lei si è laureata a pieni voti, e, detto tra noi, potevo veramente fare meglio, e non solo con la poesia ma anche con tutto il resto.

Queste sere che tiro tardi tra blog e ricordi somigliano a un mare, a volte mi fa incazzare, ma a volte naufragar m'è dolce in questo mare.

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