domenica 8 aprile 2007

QUALCHE FULMINE

E' la notte di pasqua e sto qua a scrivere. Volevo raccontare qualcosa di carino, o fare una qualche sparata colossale ma mi ha colpito una tristezza improvvisa, qualche fulmine di pensiero che mi trapassa le tempie, da parte a parte, mentre fuori piove, e il buio mi entra dentro, come ogni notte del cazzo che passo in piedi.
Eppure è la notte di pasqua, anche per me che non sono cristiano e non me ne vergogno. Anche io mi sono ciucciato il pranzo con qualche parente che non vedo da qualche anno, come parecchi di voi. Tanta ipocrisia e tanta, tanta noia. Una noia da vita buttata, tanto che non ho aspettato nemmeno la pastiera per volatilizzarmi "sai com'è, il lavoro è tremendo...".
Scusa banale, ma ci cascano sempre, e mi sono lanciato sul raccordo anulare di Roma con la mia scassatissima Tipo e lo stereo a palla, lanciato per modo di dire, quando raggiungio i 110 con quella carretta mi vibra pure il culo.
Benzina ce n'è, mi butto alla prima uscita che mi ispira, mi ritrovo in un quartiere-cantiere, tante famiglie allegre tra vitella e coratella, i bambini che si gonfiano di cioccolata, lo speaker alla radio augura una santa pasqua all'insegna di chissà quale rinascita, all'insegna di una speranza nella provvidenza divina che non bisogna mai perdere. Ma tu guarda se questo pseudo-bagnigno da techno-ecstasy deve farmi la predica. Infilo stizzito un disco di Vasco.
Mi faccio un bel giro nel quartiere-cantiere, tra
gru e palazzi in costruzione, in un mare di calcinacci, la strada a malapena asfaltata, ma siamo ancora a Roma? Quella del Colosseo e di San Pietro (tanto per restare in tema...) ?
Qua non ci sono eserciti di turisti armati di macchinette digitali, in compenso incrocio un paio di Clochard che si alzano un tetto di cartone in un angolo del viottolo.

Sally è già stata punita per ogni sua pallida carezza data per non sentire l'amarezza, e forse è questo il senso del tuo vagare: ci si deve sentire alla fine un po' male, forse qualcuno troverà il coraggio per affrontare i sensi di colpa e cancellarli da questo viaggio.

Forse questo è stato il senso del mio vagare, sentirmi un po' male e trovare il coraggio di affrontare i sensi di colpa per cancellarli da questo viaggio. Ma quali sensi di colpa, maledizione, quali? L'innocenza ce l'avevano i bambini, ma la perdono ogni giorno di più, perchè ci sono genitori veramente stronzi.

Siamo colpevoli di gettare i nostri sogni al vento per un tozzo di pane, siamo colpevoli di tagliarci le ali ogni giorno di un centimetro in più, consapevoli che, una volta staccate, cadremo in terra con loro, morti.
Ci uccidiamo ogni giorno che passa, consapevoli, colpevoli.

L'innocenza non esiste, siamo tutti colpevoli.
Cerco un'attenuante o guardo in faccia la realtà?

A questo non so rispondere.



2 commenti:

V.C. ha detto...

Bello questo scorcio di vita raccontanto con davvero molta autenticità...

V.C. ha detto...

un'ironia che non trascende mai nel banale!!!